Italia, giorni nostri. Alcuni vecchi cacciatori ricordano insieme la storia di Luciano. Tardo Ottocento, Luciano è un ubriacone che vive in un borgo della Tuscia. Il suo stile di vita e la sua ribellione al dispotico principe locale lo hanno reso un reietto per il resto della comunità. In un estremo tentativo di proteggere dal principe la donna che ama, Luciano commette un atto scellerato che lo costringe a fuggire in esilio nella Terra del Fuoco. Qui, la ricerca di un mitico tesoro, al fianco di marinai senza scrupoli, si trasforma per lui in un’occasione di redenzione. Ma la febbre dell’oro non può seminare che tradimento, avidità e follia in quelle terre desolate.
Note di regia
“Re Granchio nasce da un racconto che abbiamo sentito in una casina di caccia di un piccolo paese della Tuscia, ritrovo abituale dei cacciatori della zona, dove si mangia, si beve e ci si racconta storie. Ogni nuova storia raccontataci dai cacciatori aveva un respiro più ampio della precedente, ma allo stesso tempo molti meno dettagli. Quella di Luciano cominciava a Vejano e finiva in Sudamerica, nella Terra del Fuoco. Tuttavia avevamo poche informazioni sul personaggio e sull’epoca a cui risalivano i fatti. Ancora meno erano le notizie sul suo arrivo in America. Abbiamo dovuto immaginare quasi tutto. Forse è per questo che abbiamo progressivamente abbandonato il documentario per la finzione. Ricercando tra i passeggeri delle navi dirette in Argentina c’era un omonimo: avrebbe potuto essere il nostro Luciano. Siamo andati a nostra volta nella Terra del Fuoco e lì abbiamo trovato un mondo ricchissimo di storie e fantasiose avventure di emigrati italiani. Il nostro obiettivo era far sì che, nella parte argentina del film, la storia di Luciano portasse in sé qualcosa di quelle storie di migrazione”.