A metà tra il documentario e l’installazione artistica, Heimat, a partire dalla frammentazione creativa delle Ultime lettere da Stalingrado, una raccolta di lettere scritte nel dicembre 1942 da soldati tedeschi assediati nella sacca di Stalingrado, è un’indagine sensoriale ed universale di quell’oggetto così misterioso che è il ricordo di Casa: un oggetto misterioso, sfuggente, sempre sull’orlo della dissolvenza. In Heimat convivono la pasta di vecchi film di famiglia, pennellate di colore e residui chimici della pellicola in decomposizione. Una realtà che diventa onirica, quasi allucinazione. Le immagini e i suoni in Heimat esprimono tutta la loro materialità, il loro essere oggetti segnati dal tempo, consumati e rovinati. Un’esperienza cinematografica estremamente sensoriale per riflettere sul ricordo, su ciò che ci lega ai nostri affetti, su tutto ciò che chiamiamo Casa. In una parola: il nostro Heimat.