La scomparsa di mia madre

di Beniamino Barrese

Biografilm 2019 (Premio Ucca - L’Italia che non si vede), Sundance Film Festival 2019

Anno: 2019

Paese: Italia

Durata: 94'

Modella iconica negli anni ’60, Benedetta Barzini è stata musa di Andy Warhol, Salvador Dalì, Irving Penn e Richard Avedon. Divenuta femminista militante e madre sola di quattro figli, negli anni ’70 è scrittrice e docente acuta e controcorrente di Antropologia della Moda, in eterna lotta con un sistema che per lei significa sfruttamento del femminile. A 75 anni, stanca dei ruoli – e degli stereotipi – in cui la vita l’ha costretta, desidera lasciare tutto, per raggiungere un luogo lontano, dove scomparire. Turbato da questo progetto – radicale quanto indefinito – suo figlio Beniamino comincia a filmarla, determinato a tramandarne la memoria. Il progetto si trasforma in un’intensa battaglia per il controllo della sua immagine, uno scontro personale e politico insieme tra opposte concezioni del reale e della rappresentazione di sé, ma anche un dialogo intimo, struggente, in cui madre e figlio scrivono insieme le ipotesi di una separazione, difficile da accettare e forse impossibile da raffigurare.

Note di regia

«Beniamino e Benedetta. Ben. Il figlio e sua madre. Ho girato un film su di lei, Benedetta Barzini, mentre dice che vorrebbe svanire. Invece io la seguo e la riprendo. Ben, basta, vattene. Benedetta Barzini, la modella, la ex modella. La comunista, la femminista. Che lava i capelli quando vuole lei, non quando pare agli altri. La docente che insegna la moda mostrando l’unica Madonna che legge un libro, invece di tenere in braccio un bambino (…) Volevo riscattarla dal peso dell’immagine che la tiene prigioniera da sempre: la figlia di  Luigi, giornalista del Corriere della Sera, la sorellastra di Giangiacomo Feltrinelli, fermata per strada da Consuelo Crespi, fashion editor di Vogue, una delle ragazze della Factory di Andy Warhol, quella che disse no a Ted Kennedy. Questa è la sua storia pubblica: ero un animale addomesticato, mi ha sempre detto. Un essere sopravvissuto alla cattività scegliendo di mostrare solo la faccia che gli altri volevano vedere. Quando la guardo io, cerco l’origine della ruggine interiore che la mette in conflitto con tutto. Alla fine ci siamo incontrati esattamente in quel punto: là dove le faccio un torto feroce, costringendola davanti a una cinepresa che lei rifiuta, le rendo anche il favore di una vita.»