Olga

Olga

Olga

di Elie Grappe

Anno: 2021

Paese: Svizzera, Francia

Durata: 85'

La storia vera del film inizia nel 2013, quando l’Ucraina è già scossa da profondi conflitti sociali. Una ginnasta di quindici anni – figlia di una mamma ucraina e di un papà svizzero – ha la possibilità di lasciare il paese materno per allenarsi con la squadra elvetica e disputare i campionati Europei in vista delle successive Olimpiadi. Mentre affronta le problematiche di inserimento nella nuova realtà, Olga è in costante contatto con la madre, giornalista antiregime, che a Kiev rischia ogni giorno la vita in piazza Maidan.

All the street are silent

All the street are silent

All the street are silent

di Jeremy Elkin

Anno: 2022

Paese: USA

Durata: 89'

Ambientato tra 1987 e il 1997 a Manhattan “All the Streets Are Silent: The Convergence of Hip Hop and Skateboarding” documenta un periodo in cui i marciapiedi di New York prosperavano grazie a due subculture di riferimento che hanno iniziato a integrarsi: hip-hop e skateboard. Con una soundtrack iconica del leggendario produttore hip-hop Large Professor e la narrazione di Eli Morgan Gesner (co-fondatore di Zoo York), il regista Jeremy Elkin rievoca la magia di quel periodo esaltante con inedite immagini di repertorio e testimonianze di famosi personaggi allora ragazzi di strada come l’attrice Rosario Dawson, Darryl McDaniels, Kid Capri, Jefferson Pang, Clark Kent, Bobbito Garcia, Mike Carroll, Stretch Armstrong.

All the Streets Are Silent è anche una lettera d’amore a New York che analizza la società di allora e la convergenza tra due culture di strada che avrebbero avuto una eco planetaria, gettando le basi del moderno street style. Il documentario è frutto di una incredibile ricerca di immagini d’epoca sulle strade e nei locali di tendenza hip-hop nella Grande Mela, come ad esempio il Mars, dove skaters e rapper si incrociavano mescolando le tradizioni. Elkin rievoca anche il contesto artistico di contorno, con gli ultimi fuochi della Pop-Art di Warhol e Basquiat e un grande film come “Kids” di Larry Clark con Leo Fitzpatrick.

Cresciuto a Montreal con la passione per lo skateboard, l’hip-hop e il cinema, Jeremy Elkin ha scritto e diretto numerosi film sullo skate negli anni 2000 prima di trasferirsi a New York, dove ha iniziato a collaborare con la rivista Vanity Fair. Nel 2018 ha firmato il cortometraggio del Brooklyn Museum JR: The Chronicles of New York, dedicato all’artista francese JR. All The Streets Are Silent è il lungometraggio di debutto di Elkin, nel quale ha unito le sue più grandi passioni.

Insieme a “All The Streets are Silent” viene distribuito anche il cortometraggio “Takuya” di Chef, che ricorda il compianto skateboarder giapponese Takuya Kirchmayr Nei, di casa sui marciapiedi di Milano

John McEnroe – L’impero della perfezione

John McEnroe - L'impero della perfezione

John McEnroe - L'impero della perfezione

di Julien Faraut

Anno: 2018

Paese: Francia

Durata: 91'

John McEnroe – L’impero della perfezione di Julien Faraut è uno straordinario, avvincente, ipnotico e stratificato film/saggio sul cinema e sul tennis. Sul cinema sportivo; sul gesto tecnico e atletico; su un microcosmo fatto di terra rossa. E su un campione probabilmente irripetibile: John McEnroe. Faraut smonta e rimonta idee e intuizioni di Jean-Luc Godard, Serge Daney e Gil de Kermadec per ricomporre tassello dopo tassello il mosaico McEnroe. Fino all’ultimo pezzo, quello mancante. La pantomima in bianco e nero divertente e in origine involontaria che apre John McEnroe – L’impero della perfezione (John McEnroe: In the Realm of Perfection), poi rovesciata dal colore, dai gesti e dalle gesta di McEnroe e dall’esaltante crescendo musicale, ci svela limiti e illusioni dello sport e del cinema, architettando fin dai primi fotogrammi un lungo percorso speculare e stratificato fatto di citazioni, analisi, decostruzioni e ricostruzioni, fertili paralleli e continue mise en abyme. E così, bazinianamente, non possiamo che porci la prima domanda: che cos’è John McEnroe – L’impero della perfezione?
Un saggio teorico. Un documentario. Un biopic. Un film sportivo. Si muovono lungo diverse direttrici Julien Faraut e il suo film, figlio e debitore dell’esperienza godardiana, delle riflessioni di Serge Daney, del certosino lavoro di Gil de Kermadec. E del talento di John McEnroe, di quella classe cristallina che i ralenti tramutano in estasi.
Alla fine, sciolto dalle citazioni illustri, cadenzato da Mozart o dai Ramones, John McEnroe – L’impero della perfezione è un film sportivo che racconta e si racconta: nel ripercorrere l’anno d’oro di McEnroe, omaggiando sia il campione sia l’uomo, Faraut rende parallelamente onore al mastodontico lavoro di Gil de Kermadec, tennista e cineasta che ha consacrato la sua attività allo studio del gioco del tennis, e ci mostra il dietro le quinte, il making of della preziosissima pellicola didattica Roland Garros 1985 avec John McEnroe. Un film di focalizzazioni che si inseguono e si sovrappongono: i gesti tecnici di McEnroe e la loro messa in scena, scomposizione, analisi, ricostruzione in (una primitiva ma efficace) computer grafica. Film nel film, metacinema, metasport, un caleidoscopio di mirabilie.

L’uomo delfino

L'uomo delfino

L'uomo delfino

di Lefteris Charitos

Anno: 2017

Paese: Grecia, Francia, Canada, Giappone

Durata: 78'

L’uomo Delfino conduce lo spettatore nel mondo di Jacques Mayol, il leggendario apneista la cui vita è diventata fonte d’ispirazione per il film cult di Luc Besson The Big Blue. Il film documenta in un modo così avvincente il suo viaggio, da far immergere completamente lo spettatore nell’esperienza sensoriale e trasformativa delle immersioni in apnea. Dal Mediterraneo al Giappone, dall’India alle Bahamas, incontriamo i più stretti amici e familiari di Mayol, tra cui i suoi figli Dottie e Jean-Jacques e i campioni mondiali di tuffi liberi William Trubridge, Mehgan Heaney-Grier e Umberto Pelizzari, per rivelare il ritratto di un uomo che ha superato i limiti del corpo umano e della mente, non solo per infrangere dei record, ma soprattutto per scoprire la più profonda affinità tra gli esseri umani e il mare. Narrato da Jean-Marc Barr, l’attore che ha interpretato il ruolo di Mayol nel film The Big Blue, il film intreccia una straordinaria fotografia subacquea contemporanea ai filmati d’archivio dagli anni Cinquanta in avanti, per svelare come ‘l’uomo dei delfini’ abbia rivoluzionato il mondo delle immersioni e donato nuova consapevolezza al rapporto umano con la natura e la propria interiorità.