Mr. Gaga – Anima e corpo di un genio della danza

Mr. Gaga – Anima e corpo di un genio della danza

Mr. Gaga – Anima e corpo di un genio della danza

di Tomer Heymann

Anno: 2015

Paese: Israele, Svezia, Germania, Paesi Bassi

Durata: 100'

La vita e l’arte di Ohad Naharin, uno dei coreografi più importanti e innovativi al mondo. Attraverso immagini di repertorio, estratti mozzafiato sul palco e momenti inediti con i suoi danzatori durante le prove, il film conduce il pubblico nel mondo dell’artista israeliano: figura di grande integrità, animata da una visione unica e straordinaria. Creatore del rivoluzionario linguaggio di movimento “Gaga”, una danza emozionale ed energica, Ohad Naharin, classe 1952, nato e cresciuto in un kibbutz, è ritratto dal regista a partire dai suoi primi passi di danza fino a quelli compiuti sulla scena internazionale con Martha Graham e Maurice Béjart, per arrivare al passaggio alla coreografia, coronato dalla nomina a direttore artistico del Batsheva Dance Group, compagnia di danza di fama mondiale.

Monk With a Camera

Monk With a Camera

Monk With a Camera

di Tina Mascara

Anno: 2014

Paese: USA

Durata: 90'

Biografia di Nicholas Vreeland (nipote della celeberrima Diane Vreeland) che ha lasciato i privilegi di una vita internazionale da fotografo di successo per diventare un monaco buddista tibetano. Inviato dal Dalai Lama ad aprire e dirigere il Rato Monastery in India, è tornato alla fotografia per raccogliere fondi e costruire il monastero.

Web junkie

Web junkie

Web junkie

di Hilla Medalia e Shosh Shlam

Anno: 2014

Paese: Israele/USA

Durata: 74'

Web Junkie documenta la malattia che invade la Cina: la dipendenza da internet. In particolare i giovani sono patologicamente dipendenti dal web e per combattere questa piaga, il governo decide di attuare dei trattamenti disintossicanti. Tuttavia, nelle parole dei giovani che spiegano le ragioni per cui preferiscono una voce robotica e un mondo virtuale rispetto alla realtà, si rivela l’altro lato della medaglia che mostra una nazione piena di contraddizoni e in continuo mutamento.

The Ceremony

The Ceremony

The Ceremony

di Lina Mannheimer

Anno: 2014

Paese: Francia

Durata: 78'

Documentario che unisce messinscena rigorosa e interviste per condurre una riflessione imparziale e allo stesso tempo partecipe sui rituali erotici sadomaso della dominatrice Jeanne de Berg (alias Catherine Robbe-Grillet, già moglie e musa dello scrittore e regista Alain Robbe-Grillet), oggi anziana signora ma ancora ricercata, in rapporti di reciproco rispetto tra sottomessi (sia uomini che donne) e maitresse, al di là di qualunque pregiudizio e concezione moralistica.

Seymour: An Introduction

Seymour: An Introduction

Seymour: An Introduction

di Ethan Hawke

Anno: 2014

Paese: USA

Durata: 84'

Ethan Hawke esplora la vite e gli insegnamenti del pianista e saggio insegnante Seymour Bernstein. Dal momento in cui ha rinunciato alla sua carriera di musicista all’età di 50 anni, Seymour ha dedicato la sua esistenza a insegnare ai suoi studenti musica i segreti della felicità e la capacità di staccarsi senza rimpianti dal successo.

Paco de Lucía: la búsqueda

Paco de Lucía: la búsqueda

Paco de Lucía: la búsqueda

di Curro Sánchez

Anno: 2014

Paese: Spagna

Durata: 95'

Prima di morire, il leggendario chitarrista Paco de Lucia ha espresso approvazione per questo film sulla sua vita, dove si racconta cosa ha imparato in sei decadi di devozione al flamenco. Attraverso interviste intime, a tratti divertenti, con il maestro andaluso, s’impara a conoscere altri grandi musicisti di flamenco, come il cantante Camaron, e musicisti jazz, come John McLaughlin, Al Di Meola e Chick Corea. De Lucia rigetta il concetto di genio, preferendo parlare del duro lavoro e della dedizione alla musica per ottenere il successo: alla fin fine è stato lui il più severo giudice di se stesso. Il lungometraggio non manca di raccontare anche chi ha denigrato il chitarrista: i puristi del flamenco, infatti, mal sopportavano le influenze jazzistiche nelle sue composizioni.

Nas: Time is Illmatic

Nas: Time is Illmatic

Nas: Time is Illmatic

di One9

Anno: 2014

Paese: USA

Durata: 74'

Nas è uno dei più famosi rapper americani. La sua carriera inizia da giovanissimo, già all’età di nove anni quando fu uno dei membri della band Devasting Seven il cui film d’esordio si intitola Illimatic. A venti anni dall’uscita dell’acclamatissimo album, il documentario Nas: Time is Illimatic ha debuttato al Tribeca Film Festival. Un omaggio a uno dei più celebrati e intellettuali rapper, un film in cui la parte più intima e familiare si interseca con interviste alle leggende dell’hip hop, un’esplorazione attenta e curiosa su come è nato un album diventato storia della musica rap con circa un milione di copie vendute.

Love is All

Love is All

Love is All

di Kim Longinotto

Anno: 2014

Paese: USA/Gran Bretagna

Durata: 70'

L’immagine dell’amore, ovvero l’amore nelle immagini dell’archivio nazionale del British Film Institute e di altri archivi inglesi, musicate da Richard Hawley (ex frontman dei Pulp) col tono lucidamente malinconico che gli è proprio: è questo il progetto di Love Is All, documentario sull’amore romantico dedicato a Farzana Parveen, la ragazza pakistana lapidata a morte, incinta, da suo padre e dai suoi fratelli, per una ragione di “onore”.

Il figlio di Hamas – The Green Prince

Il figlio di Hamas – The Green Prince

Il figlio di Hamas – The Green Prince

di Nadav Schirman

Anno: 2014

Paese: Germania, Usa Gran Bretagna, Israele

Durata: 101'

La storia vera di Mosab Hassan Yousef, figlio di un leader di Hamas e diventato uno dei più preziosi informatori dell’intelligence israeliana, e dell’agente dello Shin Bet che ha rischiato la sua carriera per proteggerlo. Cresciuto in Palestina, da adolescente Mosab Hassan Yousef sviluppa un’avversione nei confronti di Israele che, da ultimo, lo porta in prigione. Qui, colpito dalla brutalità di Hamas e spinto dalla repulsione per i metodi del gruppo – in particolare gli attentati suicidi – Mosab matura una “conversione” inaspettata, iniziando a vedere in Hamas un problema, non una soluzione. Reclutato dallo Shin Bet (il servizio di sicurezza interna d’Israele) col nome in codice di “Green Prince”, per oltre un decennio spia dall’interno l’élite di Hamas, rischiando la vita e facendo i conti con la sensazione di tradire il suo popolo e la sua stessa famiglia. Nel tempo, il rapporto tra Mosab e il suo referente allo Shin Bet, Gonen Ben Yitzhak, si fa sempre più leale. Una lealtà che nessuno avrebbe potuto immaginare. Il documentario illustra un mondo complesso fatto di terrore, inganno, e scelte impossibili e fa luce – attraverso testimonianze dirette, sequenze drammatiche e rari materiali d’archivio – su decenni di segreti, raccontando una profonda amicizia e rimettendo in discussione molto di quanto crediamo di sapere sul conflitto israelo-palestinese.

Dior and I

Dior and I

di Frédéric Tcheng

Anno: 2014

Paese: Francia

Durata: 90’

Parigi, primavera 2012. Alla maison Dior s’insedia il nuovo direttore artistico Raf Simons, con un’esperienza (anche presso Jil Sander) per il pret à porter maschile. Il gruppo di 30 avenue Montaigne gli chiede di onorare la tradizione del marchio, dettata dal leggendario couturier (1905-1957) in soli 10 anni di attività, ma anche di innovarla. Con l’aiuto del braccio destro Pieter Muller, lo stilista – che non ha dimestichezza col francese e non disegna bozzetti – ha otto settimane per realizzare la nuova collezione haute couture. Dovrà comunicare con precisione le proprie idee allo staff, ottenerne la totale collaborazione, affrontare la stampa e sorprendere il pubblico con una sfilata all’altezza.
Montatore di commercial nel settore fashion, Frédéric Tcheng ha co-prodotto e partecipato a riprese e montaggio di Valentino: The Last Emperor di Matt Tyrnauer (2008) e ha co-diretto (con Lisa Immordino Vreeland e Bent-Jorgen Perlmutt) Diana Vreeland – L’imperatrice della moda (2011). In Dior and I isola un segmento preciso – la creazione di una collezione donna -, decidendo di non invadere la sfera intima di Dior e Simons e di non citare gli apporti dei predecessori di quest’ultimo (soprattutto John Galliano, allontanato con imbarazzo dalla maison). Tcheng accosta di continuo Dior e Simons, accomunati da riservatezza e antidivismo, riportando estratti in voce over dell’autobiografia del francese (Christian Dior & I) che mettono in soggezione il belga per le analogie. Il confronto ha anche i toni del giallo, perché si mette esplicitamente Simons nei panni di Lady De Winter di Rebecca, la prima moglie di Alfred Hitchcock: lo spirito incombente di Dior aleggia ovunque, dal ritratto alle foto ai lussuosi film d’archivio, uno dei quali è proiettato sui capi in una scena notturna resa ancora più inquieta dallo score per violoncello di Ha-yang Kim.
Il chiaro intento celebrativo nei confronti della casa che ha vestito da Wallis Simpson a Jennifer Lawrence è bilanciato dall’attenzione per lo staff: grazie a un accesso senza precedenti scopriamo la divisione tra atelier tailleur e atelier flou (tessuti pesanti e leggeri) e conosciamo le prime sarte Florence e Monique. La loro umanità orgogliosa ridimensiona la grandeur della dirigenza di un gigante del lusso e lo stress della pressione congiunta su di loro dei vertici e di Simons (irritato da un sorprendente intoppo che rivela un piccolo segreto della maison). Le “tele” dei sarti sono la controparte fiera e materica del processo d’ispirazione che prende corpo tra i piani alti e le gallerie d’arte moderna; ma i due livelli sono indispensabili l’uno all’altro.
Procedendo verso il climax – la sfilata, che ricalca la produzione di un film (entrambi processi per definizione collettivi) ma anche l’estemporaneità della performance teatrale – Dior and I coglie l’eccitazione del backstage e di uno spettacolo cui si lavora fino all’ultimo secondo utile. Seguendo un mondo che per semplificazione si definisce effimero, è profondo nel rintracciare e condividere con l’osservatore (l'”I” del titolo) la passione, la fatica e l’emozione connesse ad ogni creazione.